lunedì 17 maggio 2010

Aspettando Godot di Samuel Beckett



“Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!”
Didi e Gogo (rispettivamente Vladimiro ed Estragone) aspettano il Signor Godot. Fondamentalmente la trama di questa geniale opera teatrale di Samuel Beckett (1906 – 1989), composta nel 1952, si può riassumere in quella misera frase. Ma partiamo dall'inizio: chi è questo Signor Godot? Qualcuno l'ha mai visto né sentito? Didi e Gogo, due vagabondi, non hanno mai visto né sentito il Signor Godot eppure lo aspettano. Lo aspettano incessantemente ogni giorno in una desolata stradina di campagna con un solo misero albero. Ed è in questo paesaggio vuoto che i due barboni si tengono compagnia facendo chiacchiere assolutamente prive di senso: si lamentano della fame, chiacchierano sul tempo (in scena rappresentato unicamente dalla caduta delle foglie dell'albero che indica il passare dei giorni), a volte litigano e minacciano di suicidarsi. Ma ormai la dipendenza tra i due è tale da accantonare l'idea del suicidio e di stare sempre insieme, legati da un unico scopo: aspettare Godot.
Un nuovo personaggio si vede in scena a volte: un ragazzo che, mandato dallo stesso Godot, ripete loro la stessa cosa.. “oggi non verrà, ma che verrà domani”: Didi e Gogo aspettano.
Ad un certo punto arrivano anche altri due personaggi: Pozzo e Lucky. Il primo, che si definisce il proprietario della terra dove i due vagabondi stanno, è un uomo meschino e crudele: tiene al guinzaglio Lucky, il suo servo, trattandolo come una bestia. Qua Beckett ha volutamente rappresentato Pozzo come il capitalista e Lucky come il proletario: legati da questa lunga corda, l'autore ha voluto sottolineare l'indispensabilità dell'uno per l'altro e viceversa. Usciti anche questi due personaggi di scena e avendo ancora incontrato il messaggero, Didi e Gogo rimangono ancora lì fermi ad aspettare Godot.
Beckett, con questa fantastica opera, ha descritto precisamente la sua visione della vita umana: senza senso. I discorsi sulla fame, i litigi, le varie osservazioni dei due vagabondi sulla loro esistenza sono totalemente nonsense. Che scopo ha aspettare Godot? Chi ha mai visto Godot? Perchè lo aspettano? Nessuno lo sa, men che meno i due co - protagonisti della storia. La loro squallida esistenza li porta a farsi compagnia l'un l'altro, vicino a questo grande albero dove le foglie cambiano sempre colore. Pur essendo infelici di aspettare un uomo mai visto prima, nessuno dei due se ne va.. ormai il loro unico scopo, ironicamente parlando visto che di scopi non ne hanno, è stare lì ad aspettare.
La cosa forse più assurda dell'opera è che il protagonista è assente. Nessun Signor Godot sulla scena, niente. Solo un messaggero che porta il suo messaggio, nulla di più. A Beckett non importa se l'Uomo appartiene a qualche classe sociale o economica particolare: la miseria dei due vagabondi è comune a tutti. Nessuno ha scopi nella vita, ci limitiamo a chiacchiere ed incontri inutili. “Aspettando Godot” si può definire pietra miliare del teatro del Novecento: grazie al linguaggio teatrale quasi messo in ridicolo, un mix di generi (tra cui comico, tragedia, commedia, gag), le lunghe pause, i silenzi e il ritmo assolutamente piatto, Beckett ha distrutto e ricreato il teatro.
Il mio consiglio spassionato è di leggere questa fantastica opera. E già che ci sono, chiedo scusa ai lettori: recensire “Aspettando Godot” forse è la cosa più ardua, a mio avviso, che ci sia in ambito teatrale. Si rischia di cadere nel banale e, peggio ancora, di non far suscitare al lettore nessuna curiosità. Bhè, vi assicuro che, al contrario della mia recensione, nulla è banale nell'opera. Una cruda, ironica e realistica visione della vita, tutto qua.
Concludo con la più celebre, forse, delle recensioni di “Aspettando Godot” di Vivian Mercier nel 1955: “Aspettando Godot è una commedia in cui non accade nulla, per due volte." .

Chiara Moncini

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