venerdì 19 febbraio 2010

Immigrati contro le mafie



«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso» , così commentava Saviano al tg3 la rivolta scoppiata lo scorso Gennaio a Rosarno. Il pomeriggio del 7 Gennaio degli sconosciuti hanno sparato diversi colpi su 3 immigrati di ritorno dai campi. La reazione non si è fatta attendere, e dalla sera stessa sono iniziati gli scontri violenti tra lavoratori stranieri e forze dell'ordine. Con l'incrementarsi della protesta e gli attacchi a negozi e automobili, la risposta dei rosarnesi si è fatta violenta, con la creazione di ronde contro gli africani.
Fatti del genere si sono prestati facilmente a banali manipolazioni e semplificazioni, e così Maroni non ha perso l'occasione per puntare il dito contro il “lassismo” delle politiche migratorie, senza contare il fatto che queste corrispondono da qualche anno alla legge Bossi-Fini, che è figlia della sua stessa corrente politica. Non ci si è chiesto il perché di quelle proteste, quali siano le condizioni che hanno condotto a questo risultato. Quando lo si è fatto ci si è limitati a vederlo come il frutto del poco rigore della legge contro il reato di clandestinità, e dei conseguenti effetti negativi.
Ma cerchiamo di capire la situazione. Prima di tutto chi sono i protagonisti delle rivolte di Rosarno? Non tutti sono privi del permesso di soggiorno, come ad esempio uno dei ragazzi feriti nell'attentato che scatenò la rivolta. Altri hanno il permesso di soggiorno ma rischiano di perderlo, in virtù della Bossi- Fini, magari dopo aver perso un lavoro in un'azienda del Nord. Alcuni infine sono richiedenti asilo a cui è stato opposto un rifiuto.
Facciamo un passo indietro nel tempo, già nel dicembre 2008 accadde nel rosarnese qualcosa di molto simile, e a seguito del grave ferimento di un ventunenne ivoriano in un attentato da parte di uno sconosciuto che sparò su alcuni immigrati che vivevano in una fabbrica fatiscente, ci fu una risposta ferma ma pacifica. In quest'occasione gli immigrati si ribellarono alla mafia collaborando con la giustizia, facendo arrestare alcuni dei responsabili delle loro condizioni.
Ma se si vuole parlare di responsabilità, ci si può forse fermare agli aguzzini dei lavoratori di Rosarno?
Vogliamo forse chiudere gli occhi sulle responsabilità dei Ministri dell'Interno, del Lavoro, delle Attività produttive, e dell'Agricoltura? Non sanno forse in che condizioni queste persone si trovano a lavorare?
Il comune di Rosarno fu sciolto tempo fa per infiltrazioni mafiose ed è ora amministrato da un commissario prefettizio. Da circa 40 anni dilaga incontrollato il potere della 'ndrangheta, e i lavoratori stranieri sono in balia di queste organizzazioni criminali da una ventina d'anni a questa parte. I caporali che dispongono del lavoro di queste persone fanno riferimento alla mafia locale, e c'è solo da chiedersi a chi andrà il potere politico una volta che nel comune si tornerà ad elezioni. Luoghi privi della presenza dello Stato, luoghi di cui lo Stato si dimentica fino al momento in cui scoppia un problema troppo grande per poterlo nascondere, e troppo ghiotto per non essere strumentalizzato.
Politici che cercano consenso sulla pelle di queste persone, che in vorrebbero solo un lavoro onesto, e che rischiano di essere visti come i soliti “negri”.
Al Nord la situazione è un'altra, per gli immigrati l'accoglienza è più decente rispetto a quella che viene loro riservata nel meridione, ma a fronte di ciò viene comunque dato il voto alla Lega, nonostante ci si renda perfettamente conto di quanto la presenza degli immigrati qui sia vitale per l'economia delle piccole imprese.
Allora oltre a chiedere a politici come Maroni come si possa ridurre il problema a una questione di mera tolleranza che andrebbe diminuita, bisognerebbe pretendere una risposta anche a un altro quesito. Se vogliamo che i clandestini se ne vadano, bisogna trovare italiani disposti a sostituirli. Siamo sicuri di poterlo fare senza creare problemi enormi alla nostra stessa economia?
Se invece vogliamo che si regolarizzino, come è possibile appoggiare questo processo, con la legge sull'immigrazione che grazie al suo partito ci ritroviamo?
E invece una domanda mi permetterei di rivolgerla a tutti quelli che distrattamente hanno guardato in quei giorni i telegiornali, e senza troppi indugi hanno digerito le versioni semplificate dei vari tg1. Ci si è mai chiesti da che razza di inferno debbano scappare queste persone, per arrivare ad accettare l'inferno di Rosarno? Vivere raccogliendo agrumi e pomodori fino al successivo periodo di disoccupazione, quello che viene dopo ogni raccolta. Vivere in condizioni al di sotto del limite della dignità umana. Questo è ciò a cui gli immigrati di Rosarno- e non solo- sono sottoposti. Questo è il motivo per cui è scoppiato l'inferno, quello che ha spinto Saviano a dire che solo gli immigrati, ormai, pensano a salvaguardare i loro diritti. Per loro “diritto” non è una parola scontata, non è priva di senso. E' qualcosa per cui ancora bisogna lottare. Ma se anche noi ci sentiamo al di sopra di queste necessità, tanto da vivere con indifferenza questi problemi, perdiamo la nostra dignità di cittadini.

Manuela Marcarelli

giovedì 18 febbraio 2010

Quarto Potere di Orson Welles



Questo mese ho l’onore di poter recensire uno dei più bei film mai stati fatti nella storia del cinema. Il film in questione è “Quarto potere” diretto dal regista Orson Welles (1941). Il “Vietato l’ingresso” all’inizio del film lo vediamo appeso alla recinzione della dimora del grande magnate della stampa Charles Foster Kane, da cui il film prende liberamente spunto. Influenzato dal grande maestro David Griffith (regista nel 1915 de “La nascita di una nazione”), Welles rinnova completamente il cinema: inquadrature a fuoco sia in primo piano che sullo sfondo, continui salti avanti e indietro nel tempo, il distorcere le immagini ottenendo così significati simbolici. Con Orson Welles dimentichiamoci pure del vecchio cinema, con lui è tutta un’altra storia. È la nascita del cinema moderno, questa che vediamo: lo sguardo di noi spettatori è lo stesso del regista e della cinepresa. Il film è da paragonare ad un grosso puzzle, dove ci vengono mostrati vari frammenti della vita di Kane, raccontati e visti con gli occhi dei vari personaggi che hanno influenzato la vita del magnate. Chi era Charles Foster Kane? È solo all’inizio del film che possiamo vederlo in maniera diretta: per tutto il resto del lungometraggio, grazie anche alla superba recitazione dello stesso Welles, Kane è un ribelle, un marito poco amorevole, un megalomane, un direttore straordinario, un padrone fuori di testa. Welles ha saputo demolire completamente il suo personaggio per poi riattaccarne i pezzi poco per volta. Il compito più arduo per noi è capirne il senso: nessun protagonista che emerge più degli altri, non c’è un lieto fine, una parola pronunciata e mai più ripresa all’inizio del film… né noi né i vari narratori sanno nulla e capiscono nulla. Una cosa si riesce a vedere: l’incredibile somiglianza tra Kane e gli Stati Uniti d’America, nati in gloria entrambi e finiti in rovina. Critica aspra quella di Welles, amareggiato forse lui stesso alla vista del naufragare del Sogno Americano. Non americano ma ardente il sogno del direttore del giornale di scavare nella vita del magnate: da uomo ricco e con un enorme potere ad uomo che muore solo. È quasi il destino dell’uomo stesso. Una pellicola così complessa che non bastano poche righe ad analizzare l’indagine psicologica degli aspetti più intimi della personalità di un uomo, attraverso le testimonianze di coloro che lo conobbero. Un film che consiglio ASSOLUTAMENTE di vedere. Un film che è stato premiato come miglior film della storia del cinema. Un Orson Welles che a soli 26 anni aveva capito come girava il mondo della politica e della stampa in America. E come Kane vi lascio con una sola parola: “Rosabella”.

Chiara Moncini

Il lato duro della musica



Il gruppo, formato da Jimmy Page (chitarra), Robert Plant (voce e armonica), John Paul Jones (basso e tastiere) e John Bonham (batteria) nel '68 è stato, assieme ai deep purple, il pioniere della musica hard rock/ heavy metal. Il gruppo alle origini era noto come gli “Yeard birds” decisero poi di cambiare nome in Lead Zeppelin ( sommergibile in piombo) che divenne Led Zeppelin. Il loro primo disco omonimo al gruppo della band questo ebbe successo ma il secondo disco, Led “Zeppelin 2” con la canzone “Whole Lotta Love” raggiunse la vetta delle classifiche per diversi anni e rimase come simbolo dello stile musicale del gruppo. Il quarto disco, ufficialmente senza nome, raccoglie i brani considerati più belli come “The Battle of Evermore” e la più famosa “Stairway to Heaven” che oltre a racchiudere elementi hard rock inizia molto lentamente ricordando musica celtica e rappresenta la motivazione del gruppo a non fare solo musica hard.
Si diffusero alcune storie data la loro eccentricità fuori del palco, vennero infatti accusati di aver distrutto intere stanze d'albergo. Plant nel '76 ebbe un incidente in auto e non potè più esibirsi saltarono così diversi concerti e portò ad aggravare la situazione del gruppo che già era stato sorpassato ed aveva problemi fiscali. Nel 1980 il gruppo si sciolse a seguito della morte di Bonham morto per intossicazione da alcol. Nel 2007 il gruppo si è riunito con un concerto che gli ha permesso di entrare nel guinness dei primati per la maggior richiesta di biglietti per una singola esibizione dal vivo.

Viviana Leupin (RIP)

L'interpretazione dei sogni di Renè Magritte



Sarà che la televisione (soprattutto l’uso dei sottotitoli) ci ha abituato a decifrare velocemente testo e immagine. Fatto sta che ci accorgiamo immediatamente di qualcosa che non funziona nelle didascalie de L’interpretazione dei sogni di Renè Magritte.
Potremmo al limite immaginarci una spiegazione per un cappello sotto il quale è scritto “La neve” o per un bicchiere immediatamente sopra l’indicazione “La tempesta”, fosse solo perché il cappello protegge dalle intemperie o perché la politica belga scatena ogni tanto tempeste in un bicchier d’acqua. Ma un martello che s’intitola “Il deserto” o una candela accesa battezzata “Il soffitto” sono cose che urtano decisamente il buon senso. Eppure le scritte non sono state invertite: le possiamo spostare a piacere ma il puzzle non si ricompone . In genere di fronte a tante bizzarrie, aggrottiamo le sopracciglia e assumiamo un’aria di commiserazione. Questa volta, però, responsabile di tale confusione fra concetto e immagine è Magritte, artista ancora attualissimo la cui opera non può lasciare indifferenti. Conviene forse cercare l’errore non nell’immagine bensì in noi stessi. Non ci aspettiamo forse dagli artisti che affinino il nostro sguardo sul mondo e che ravvivino la nostra sensibilità estetica un po’ troppo attutita? Nei dipinti con parole, Magritte dimostra che il contenuto dell’opera d’arte non può essere delimitato dalle effettive limitazioni dell’immagine e della parola in quanto sistemi di segni convenzionali, né dalla loro dipendenza dall’oggetto.
Egli dispone di un vero e proprio catalogo di oggetti che assembla, che mette in scena così come un mago li cava dal proprio cappello e li dispone obbedendo alla propria fantasia.
Utilizzando una tecnica di illusionismo di ordine onirico è capace di raccontare come un perfetto narratore i lati misteriosi dell’Universo. Queste apparenti contraddizioni tra realtà e rappresentazione generano uno stato di perplessità che costituisce la poesia dell’opera.
Per la prima volta lo scopo dell’arte non è l’arte di per sé, ma la riflessione.

Anita Ballabio

Giorgio Masiero



Cavaliere, istruttore, direttore di campo internazionale: Giorgio Masiero è sicuramente una figura di spicco nel panorama del salto ostacoli italiano.
Ma non solo, perchè è anche tra i pochi ad aver corso anche negli ippodromi italiani nelle gare di cross country.
Alla completezza del vero uomo di cavalli Masiero unisce anche una notevole longevità agonistica, visto che ancora lo scorso anno, all'età di 61 anni -
è nato infatti a Padova il 15 luglio 1948 - era in campo ostacoli, anche se per disputare pochi concorsi. Ma solo quattro anni prima, nel 2005,
aveva concluso una stagione di grande spessore, con 11 vittorie su 14 gare disputate.
Il curriculum di Giorgio Masiero è senz'altro di tutto rispetto, soprattutto tenendo conto che quelli erano gli anni in cui i fratelli Piero e
Raimondo D'Inzeo, forti anche della quantità e qualità di cavalli messi loro a disposizione dall'esercito italiano, dominavano completamente la scena,
italiana ed internazionale, insieme ad un altro fuoriclasse del calibro di Graziano Mancinelli.
Forte dell'esperienza acquisita in cross country, Masiero si dedica a tempo pieno al salto ostacoli e si mette subito in luce venendo chiamato a far
parte della rappresentativa azzurra allo Csio (acronimo dal francese di Concorso Internazionale di Salto Ostacoli) di Piazza di Siena, a Roma,
e nella squadra ufficiale nello Csio di Nizza, con Piero d'Inzeo e Graziano Mancinelli e Umberto Lupinetti, altro giovane emergente.
Nell'arco della sua carriera, con una serie lunghissima di successi ad ogni livello - è statodue volte tra i primi 5 agli assoluti italiani -
il cavaliere padovano si è però dedicato anche alle attività complementari di istruttore federale e direttore di campo nazionale, sin dalla costituzione
dell'apposito albo federale, e poi internazionale.
Strategica per la sua attività di istruttore è stata l'apertura di un centro ippico - Il Garden Sporting , a Cislago, a metà strada tra Milano e Varese -
con scuola di equitazione e pony e attività di ippoterapia. La scuderia può ospitare fino a 100 cavalli ed offre ai propri ospiti un'eccellente ed ampia
struttura, con club house, ristorante, bar, salone per feste, selleria e due spogliatoi con docce calde.
Il punto di forza è però l'ampio spazio disponibile - tondino, tre campi coperti rispettivamente di, campo in erba, due campi esterni in sabbia e tre zone lavaggio per cavalli. Il tutto con la possibilità di uscire dal maneggio e passeggiare
in pineta.
Anche per una persona attiva e dinamica come Giorgio Masiero tutte queste attività sarebbero state però impossibili senza il supporto di un valido staff
di collaboratori, ed infatti a coadiuvarlo nella gestione del maneggio ci sono quattro istruttrici: la figlia Martina, Barbara, Benedetta e Niki.
Ancora oggi molto richiesto come trainer - con lui sono cresciuti molti giovani di talento - Masiero vanta anche la partecipazione alla Commissione
Tecnica per le olimpiadi di Barcellona.
Da vero uomo di cavalli Giorgio Masiero non ama molto i riflettori, preferendo lavorare sodo e seguire, nei pochi momenti liberi, la sua amatissima Inter.

Anna Simone

Statista o corrotto?



Benedetto Craxi detto Bettino,nato a Milano nel 1934 e morto in Tunisia nel 2000,fu l’unico politico socialista italiano a ricoprire la carica del Presidente del Consiglio dei Ministri, dal 1983 al 1987,in due governi consecutivi. E’ stato uno degli uomini politici più considerevoli ma anche uno dei più discussi: fu infatti condotto all’incriminazione e alla duplice condanna in sede penale. Ma ripercorriamo la sua carriera politica. Nel 1976 il socialista De Martino (al tempo segretario del PSI) provocò la caduta del governo Moro. Le elezioni furono così anticipate e il PCI (Partito Comunista Italiano) di Berlinguer ebbe una crescita impressionante di voti. De Martino fu costretto a dimettersi e di conseguenza nel PSI (Partito Socialista Italiano) emerse una grave crisi. Si richiedeva una nuova identità politica che cercasse di imporre nuovamente il partito socialista ai livelli di partenza. Fu così eletto, come nuovo segretario, “Bettino” Craxi. Egli fu spesso considerato un abile politico: aiutò il partito ad uscire dalla crisi,elesse politici giovani,lavorò con energia e decisione. Rivalutò al meglio il pensiero socialista libertario e come si può notare nella sua biografia fu spesso protagonista di critiche al socialismo di Lenin. Egli fu visto come un politico totalmente nuovo per il governo Italiano: si allontanò fermamente dal “lenismo” rifiutando un governo autoritario,fu comunque sempre attento alle battaglie condotte dai radicali riguardanti i diritti civili. Aumentò la sua notorietà attraverso i mas-media e rafforzò il suo decisionismo. Fu spesso criticato dalla sinistra interna ma ottenne comunque ottimi voti alle elezioni e questo lo portò nel 1983 a divenire Presidente del Consiglio. Il primo governo Craxi è sostenuto dal Pentapartito (un'alleanza fra Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli). Il suo fu uno dei governi più lunghi della Repubblica e provvedimenti intrapresi dal suo governo furono parecchi,alcuni dei quali considerati più importanti (riguardanti la politica interna dei governi): prese un accordo con la Santa Sede,nel quale si prevedeva che la religione cattolica non sarebbe più stata la “Religione di Stato” e che il suo apprendimento nelle scuole sarebbe stato facoltativo. Abolì la “congrua” e instituì l’8 per mille. Portò la potenza economica Italiana al secondo posto,dopo il Giappone. Diminuì l’inflazione e aumentò invece i salari (sotto il suo governò, però, il debito pubblico Italiano superò pesantemente la media Europea. Venne per questo criticato e considerato,quindi, disonesto). Condusse una battaglia agli evasori fiscali e pose,infatti, l’obbligo del registratore di cassa e dello scontrino fiscale. Volle attuare un condono nel 1985 che però non fu mai posto realmente in atto: esso consisteva nel l’introdurre una serie di nuove regole penali. Decise di attuare il “decreto Berlusconi” che prevedeva la legalizzazione delle reti televisive, a quel tempo nelle mani dell’imprenditore Berlusconi Silvio. Il decreto provocò parecchie critiche nel Paese e fu accettato dal Parlamento solo grazie al voto di fiducia. Vi furono anche parecchie azioni criticate o fallite: un ricordato fallimento da parte di Craxi fu la proposta della “lira pesante”, ossia un progetto che prevedeva la parità uno a mille della valuta (con la probabile coniazione di una moneta riportante la figura di Garibaldi). Inoltre molto criticati furono gli interventi del Presidente del Consiglio a porre fine al mandato di Cuccia (allora presidente di Mediobanca) e l'opposizione che intraprese contro la vendita del complesso alimentare dell'IRI.
Egli oltre a emergere nelle scelte sulla politica interna, lavorò parecchio anche per la politica estera dell’Italia. Fece molteplici azioni, molte delle quali furono condivise e molte delle quali furono,invece, criticate: Craxi continuò con la politica atlantista già intrapresa dai suoi predecessori,ai quali aveva dato l’appoggio del suo partito per l’installazione in Sicilia degli “euro-missili” posizionati contro l’URSS. Contemporaneamente intraprese azioni legate alle problematiche del terzo mondo: come il sostegno dato all’Argentina durante la guerra delle Falkland stando bene attendo a non intervenire,in alcun modo,in prima persona nello scontro. Prese accordi con diversi governi e sostenne dittatori socialisti. Fornì inoltre appoggi ai Palestinesi collaborando con l’OLP e con il suo leader Y. Arafat. Il principale obbiettivo al quale il Presidente del Consiglio mirava era quello di fare dell’Italia una potenza conosciuta in tutto il mondo. Ma gli episodi che in assoluto furono considerati più significativi coinvolsero Egitto,Libia e Tunisia ( il bombardamento americano a Tripoli e la deposizione di Bourghiba). Dopo aver subito duri scontri in governo il colpo di grazia fu la caduta: iniziò nel 1992 quando l'ingegnere Mario Chiesa, esponente del PSI, fu arrestato per aver rubato una considerevole somma da una ditta di pulizie. Craxi commentò con una semplice frase: «una delle vittime di questa storia sono proprio io... Mi trovo davanti a un mariuolo che getta un'ombra su tutta l'immagine di un partito che a Milano, in 50 anni, non ha mai avuto un amministratore condannato per reati gravi contro la pubblica amministrazione». Ma poco tempo dopo l'arrestato,Mario Chiesa, svelò ai pubblici ministeri dell'inchiesta Mani pulite (con questa espressione è stata designata un'indagine giudiziaria condotta in Italia durante gli anni novanta dove dalle indagini emerse una diffusione della corruzione e del finanziamento illecito ai partiti detta Tangentopoli). Craxi volle comunque organizzare una campagna elettorale puntando nuovamente alla presidenza del Consiglio. Ma dopo queste elezioni il PSI subì un calo di voti. «Un piccolo calo» commentò Craxi «rispetto alla crisi dei partiti di governo». Chiese così al Presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro) di poter guidare «l'Italia fuori dal caos»,ma quest'ultimo rifiutò: non volle,infatti, concedere alcun incarico ai politici vicini agli inquisiti. Essendo ormai la questione Mani Pulite divenuta nazionale, Craxi nel 1992 fece un discorso nella Camera dichiarando «spergiuro» chiunque avesse negato la partecipazione al finanziamento illecito dei partiti. Alcuni commentarono l'atto di Craxi come un discorso «onesto» (secondo Gerardo D'Ambrosio) rispetto al silenzio "irresponsabile" di coloro che tacquero.
Molti altri però videro in Craxi solo il protagonista di un complotto; secondo loro egli stava cercando un modo per difendere se stesso,senza giungere a prove concrete ma tentando di chiamare in aiuto sostenitori che però non si videro. La debolezza di Craxi si fece più forte nel 15 dicembre del '92 quando la Procura di Milano gli fece recapitare un avvertimento: presto egli sarebbe stato sottoposto ad indagini preliminari in cui sarebbero stati raccolti dati utili per la formulazione dell'imputazione. Dal quel momento il sentimento degli Italiani si trasformò completamente in "anti-craxiano". Fu una vera e propria accusa messa in atto dall'intera folla, tanto che fu addirittura descritta come "autentico contagio di massa". Non passava giorno senza che l'ex Presidente del Consiglio non fosse inseguito e non si sentisse urlare alle spalle "ladro!". Dovette quindi, in seguito, dimettersi dall'incarico di segretario del PSI. Tenne,poi, un discorso alla Camera nel 29 aprile del '93 in cui dichiarava "Basta con l'ipocrisia!". Secondo lui infatti tutti i politici si servivano delle tangenti , anche quelli "che qui dentro fanno i moralisti". Lo stesso giorno la Camera dei Deputati non autorizzò a procedere contro di lui e l'Italia venne sommersa di proteste rabbiose. Cominciarono a svolgersi numerose manifestazioni cariche di frustrazione. Durante il 1993 si trovarono sempre più accuse contro Craxi. Quando era ormai sul punto di essere arrestato fuggì in Tunisia ad Hammamet. Fu quindi,in seguito,dichiarato latitante e fu criticato per la sua "codardia" all'essersi sottratto alle pene inflittegli. Egli per molti anni continuò a partecipare vivamente alla vita politica Italiana, seppur da lontano. Nel 19 gennaio del 2000 venne a mancare a causa di un arresto cardiaco.

Sagia Hammoud

Stammi lontano:puzzi di romena!!



Stammi lontano:puzzi di romena!!
È l’offesa che riceve una ragazzina di 13 anni, romena appena trasferitasi con la famiglia a Solesino,una piccola città in provincia di Padova dove ha avuto inizio il suo incubo.
La ragazza ha cominciato una nuova scuola trovando molta difficoltà ad inserirsi nella classe. Emarginata dai compagni,dopo circa un mese dal suo arrivo,comincia a essere vittima di insulti e scherzi. I motivi? “Non si veste di marca e poi puzza di romena”.
Il pomeriggio del 27 gennaio, dopo la solita devastante mattinata scolastica, la ragazza arriva a casa e affranta dalla depressione si butta dalla finestra fratturandosi una gamba.
È la prima volta che il padre della ragazza,in Italia ormai da molti anni,ha a che fare con una simile ingiustizia: «Non abbiamo mai avuto problemi di razzismo,né noi, né l'altro nostro figlio più piccolo. Invece con ***, da quando ci siamo trasferiti a Solesino, con l'inizio dell'anno scolastico è iniziata anche la sofferenza» racconta.
All’ospedale non riceve le visite dei compagni, ancora imbarazzati per quel che è successo, ma in compenso riceve una lettera.
I compagni si scusano e tentano di difendersi «All’improvviso ci sono piovute addosso le accuse più false, offensive e infondate che mai ci saremmo aspettati. Non siamo razzisti, dicci cos’è successo e cosa veramente ti turba».
Dopo le accuse da parte di tutta Italia sono si trovano nella stessa situazione in cui ponevano l’ex compagna.
Naturalmente non si possono definire “razzisti” dei ragazzini di soli 13 anni,ma la triste storia basta per capire quanto i giovani possano essere influenzati da una società che si avvia pericolosamente a essere contaminata da una grave malattia:il razzismo.

Chiara Hammoud

Morte accidentali di un anarchico e altri depistaggi



Giuseppe Pinelli fu un anarchico italiano, morì "accidentalmente" il 15 dicembre 1969 precipitando da una finestra della Questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti in seguito alla esplosione di una bomba a piazza Fontana a Milano (la cosiddetta Strage di Piazza Fontana). La storia "ufficiale" racconta che l'anarchico venne colto da un raptus e si gettò dalla finestra. Nel 1972 il commissario Calabresi, venne freddato da militanti di Lotta Continua che lo giudicarono colpevole dell’omicidio dell'anarchico tramite defenestramento.
Partendo dal "caso Pinelli", Dario Fo, Nobel per la letteratura nel 1997, nella sua commedia teatrale interpreta un matto malato di istrionismo (mania che lo costringe a recitare) che si reca nella questura dove è avvenuto il fatto e chiede chiarimenti al personale coinvolto nel caso, spacciandosi per un loro superiore. Una giornalista si presenta per una intervista e il matto, sostenendo a parole di voler aiutare la polizia, interpreta un capitano. Nel dialogo con la giornalista vengono messi in chiaro tramite una irresistibile comicità e una commedia degli equivoci, alcune circostanze bizzarre che portarono alla morte dell'anarchico. Il matto, quasi smascherato dalla giornalista, cambia nuovamente parte e si traveste da vescovo. Finale (che non vi svelo) Applausi.
L'allestimento dello spettacolo nel 1970 costò a Dario Fo una quarantina di denuncie in tutta Italia più una serie di coercizioni e minacce da parte dell'autorità costituita; per ovviare a questo l'azione si sposta a New York negli anni 20 dove avvenne una caso analogo. Qui il defenestrato si chiamava Andrea Salsedo.
Nella commedia assistiamo alla copertura e depistaggio di un fatto dalla polizia. Questa non è una strategia nuova. Enumeriamo di seguito alcuni esempi:
2001 Genova, scuola Diaz, la polizia irrompe e deporta con metodi brutali i manifestanti occupanti. Successivamente vengono appositamente portate all'interno della scuola delle bombe molotov e delle lame per giustificare l'irruzione. La Magistratura dichiara poi colpevoli di violenze e depistaggio gli autori materiali del fatto.
2001, 11 settembre, attentato alle Twin Towers: circostanze poco chiare sull'accaduto, tra cui le falle della difesa interna, vengono elencate in numerosi documentari dal titolo "inganno globale" sui quali il dibattito è ancora in corso. In Fahrenheit 9/11 di M. Moore spiega i vantaggi ricevuti dell'amministrazione Bush dall'attentato.
2003 Bush presenta "armi di distruzione di massa" (dichiarate poi false) per invadere l' Iraq e comincia una guerra (chiamata "missione di pace") ancora oggi non conclusa.
1964 con l' affondamento della nave (inesistente) Maddox gli Stati Uniti entrano in guerra contro il Vietnam. Lo stesso McNamara, allora Segretario della Difesa, ha riconosciuto in una intervista che si trattò di una plateale messinscena.
Nei secoli precedenti assistiamo invece all'opposto: ostruzionismo dei poteri conniventi con la polizia: clero ed esercito per impedire al popolo la conoscenza della verità. ("Il fascino discreto della borghesia", film 1972 Bunuel).
1925 un insegnante di biologia viene accusato dalla comunità cristiana, a causa delle tesi darwiniane da lui sostenute e insegnate ("E l'uomo creò Satana", film 1960 Kramer).
A ritroso nel tempo nel 1633 Galileo viene costretto ad abiurare per aver sostenuto scientificamente idee copernicane ("Vita di Galileo", teatro 1956 Brecht).
Come far credere alla gente le proprie versioni anche oggi? Semplice, si propaganda col mezzo più forte a disposizione: la TV. Diceva Nietzsche che di fronte al potenziale nientificante della modernità "La gran massa si difende andando alla ricerca di tutto ciò che ristora, tranquillizza, stordisce".("Videocracy" film 2009 Gandini).
La Tv e gli altri media diventano dannosi per le persone che li assorbono passivamente senza lo sforzo della rielaborazione producendo così degli odierni zombi; l'indifferenza libera mostri. ("Videodrome" film 1983 Cronenberg).
Solo con il risveglio dal torpore e l'esplosione dello scandalo la società italiana potrà arrivare allo sdegno e alla repulsione, al "rutto liberatorio" (Dario Fo) reclamando finalmente Verità e Giustizia.

Giuliano Frontini

“Opinioni di un clown” di Heinrich Böll



“Io sono un clown, e faccio collezione di attimi.” (Hans Schnier)
Qualche anno fa mi consigliarono da leggere “Opinioni di un clown”: il titolo mi incuriosì subito. Fino ad oggi è da considerare il mio libro preferito, in assoluto. Hans Schnier, il clown malinconico protagonista del racconto, è un po’ in tutti noi: tutti siamo un po’ clown e come tali cerchiamo sempre di sorridere, anche quando tutto ci è contro. Abbandonato dalla donna della sua vita Maria e avendo perso il lavoro di clown, Hans, nelle sue “opinioni” attacca la società borghese da cui proviene, la Germania post - nazista, i gruppi cattolici tedeschi e la religione. Sembra che tutto per Hans sia degno di critica e rabbia. Ma non facciamoci ingannare da questo carattere, a primo vista, iroso: Hans è un uomo di cuore, “un povero diavolo senza complicazioni” come ama definirsi. Ha la fortuna di essere libero, totalmente libero. Libero da ogni convenzione sociale, libero da ogni dogma, libero da ogni falsità. Ed è questa libertà che lui rivendica, pagina dopo pagina. E come in una guerra, il guerriero ha bisogno della sua preziosa arma. Per Hans quell’arma è il sarcasmo, dotata di un potere immenso. Potere che aiuterà Hans quando si troverà direttamente a confronto con tutti i personaggi che hanno influenzato la sua vita. Solo e abbandonato nella sua camera, avendo come unica compagnia il telefono: suo unico amico che gli permetterà di poter comunicare con il mondo esterno. Tante le telefonate nell’arco di una sera e addirittura la visita di suo padre, uomo debole che Hans di certo non ha preso come modello da seguire. Non dimentichiamoci di Heinrich Böll, autore del romanzo e Premio Nobel per la letteratura nel 1972, che, con il suo stile letterario e la sua grande capacità, è in grado di farci sentire vicino ad Hans, tant’è che quasi sentiamo l’odore del caffè caduto sul pavimento. È come poter guardare il susseguirsi della vita di una persona a pochi passi da lei. La vita, in questo caso, è di Hans, il povero clown onesto e sincero, sarcastico e tagliente. Un povero clown come tutti noi. Consiglio vivamente la lettura di questo libro. Fresco, ironico e un po’ malinconico, “Opinioni di un clown” vi conquisterà. E sarà come respirare una boccata di libertà ad ogni pagina.

Chiara Moncini

Bob Norda, la classe non è acqua!



Comprate le gomme Pirelli o fate benzina all' Agip. Prendete le Ferrovie dello Stato per andare a Venezia dal vostro innamorato/a.Siete leghisti, o più semplicemente e meno politicamente, lombardi. Fate la spesa alla Coop. Fate un salto alla Rinascente per un pomeriggio in tranquillità con la vostra migliore amica.Prendete la metro a Milano. Un giro alle Messaggerie e poi alla Mondadori. Vi muore la macchina e chiamate l'Aci. Bevete una Dreher. Consultate una Guida del Touring Club.
"COMUNICAZIONE VUOL DIRE CHE IO DEVO FARE UN SERVIZIO A UN ALTRO PER POTER FAR LEGGERE UN TESTO E PER FAR CAPIRE ABBASTANZA".
Cosa sarebbe stata Milano e più in generale la nostra vita senza tutte queste cose? Viviamo e non ci accorgiamo del lavoro che alcune persone fanno per noi, per metterci a nostro agio, per renderci la vita più semplice.
Bob Noorda è stato uno di questi.
L'11 gennaio, quando ha lasciato questo mondo, la maggior parte della gente guardando il telegiornale si è chiesta:"ma chi è che è morto? Bob Norda? Quello dell' acqua?". Non proprio.
Bob Noorda era nato ad Amsterdam, il 15 luglio 1927. Diplomatosi in Olanda sotto la guida di Gerrit Rietveld, uno dei maestri del razionalismo, ma che i più ricordano per quella scomodissima sedia spigolosa, decide di trasferirsi a Milano nel 1957. E' qui che inizia la sua carriera nel mondo della grafica. Qui detterà legge e sarà indiscussa stella per lustri.
Gli anni passano, ma la sua bravura rimane e iniziano a piovere i primi riconoscimenti e le prime grandi collaborazioni: Munari, Tovaglia, Sambonet. Poi il Compasso d' oro alla carriera, la laurea ad honorem al Politecnico di Milano. E il mouse.
"SPERO DI POTER ANDARE AVANTI FINO ALL'ULTIMO MOMENTO CON LA MATITA IN MANO, MA DOVRÒ CAMBIARE IDEA E DIRE ALMENO ‘CON IL MOUSE IN MANO‘ ".
Bob Noorda era una persona normale. Un caro vecchietto che giunto al tramonto cercava di spiegare ai giovani designer, ai nuovi grafici, che non è importante colpire e impressionare, quanto avere un' etica e un' impostazione e seguirla, sempre. Magari "iniziando a fare il grafico per il negozio dello zio". Sapere rapportarsi con i clienti, essere accondiscendenti, ma non troppo. Ma insegnava anche uno stile di vita, un modus operandi sobrio, semplice, ma allo stesso tempo, di impatto. E che il segno che lasci, se è buono, dura per sempre.
Ok. Forse sono nomi che non dicono nulla, che non ricordano nulla, ma ci sono loro alla base dei tanto diffusi "template" per creare il vostro profilo my space, e ricordatevi di loro, ricordatevi di loro quando aprite World per scrivere la vostra relazione in Times New Roman o in Myriad Pro.

Deniz Santoro

Valdesi il conquistatore: un karateka degno d’importanza



Luca Valdesi nasce il 18 giugno del 1976. Inizia a praticare karate fin da piccolo sotto la mirata e attenta guida di suo padre, che lo allena duramente. Nell’anno 1995 riesce ad entrare nel famoso gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, che lo porteranno ad affrontare le prima convocazioni in nazionale. Si dimostra un eccellente karateka sia nelle competizioni individuali, sia quelle in squadre. Nonostante il costante allenamento di cui necessita il karate, Valdesi riesce a trovare il tempo per studiare (è laureato in Economia Aziendale) e per la famiglia, punto fondamentale della sua vita. Alla nascita del primo e del secondo figlio riesce a conquistare reciprocamente prima e seconda vittoria al campionato mondiale squadre e singolo. In totale Valdesi conquista il suo 10° titolo europeo consecutivo individuale, il 6° a squadre e il 3° titolo mondiale. Possiamo quindi affermare che questo giovane di soli 34 anni, ha già fatto e farà ancora strada, confermandolo un karateka degno d’importanza.

Giada Cimetti (RIP)

Elezioni regionali 2010: chi vincerà?



Le elezioni regionali del 2010 si terranno domenica 28 e lunedì 29 marzo. La consultazione interesserà tredici regioni: noi cittadini saremo chiamati a eleggere il Presidente di Regione e il Consiglio Regionale. Nella stessa data si terranno le elezioni amministrative in diverse aree del Paese.
Le precedenti elezioni regionali 2005 coinvolsero quattordici regioni: dodici di queste furono aggiudicate dall’Unione di centrosinistra – che però nel 2008 perse l’Abruzzo, ceduto al centrodestra – mentre in Lombardia e in Veneto vinse la Casa delle Libertà. Il centrodestra conquistò anche il Molise nel 2006, Sicilia e Friuli Venezia Giulia nel 2008, e la Sardegna nel 2009. Nel 2008 l’Unione ottenne Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. La situazione di oggi vede dunque tredici regioni in mano al centrosinistra, e sette al centrodestra.
Centrodestra che rispetto agli anni passati trova maggiori favori nella popolazione italiana: i sondaggi nazionali – del giornale ‘Sole 24 ore’ – attestano Popolo della Libertà più Lega al 48-49 per cento, mentre Partito Democratico e Italia dei Valori si fermano al 36-37 per cento. Incognita e ago della bilancia sarà però l’Unione di Centro: se a livello nazionale il partito è equidistante dai poli, a livello locale pende a volte dall’una, a volte dall’altra parte, sfavorendo dunque gli ex alleati del centrodestra. Una strategia politica, quella dei centristi, che però risulta antipatica anche agli elettori di sinistra.
Senza l’Udc, i due poli sono certi di vincere solo nelle rispettive roccaforti: il centrodestra in Lombardia con Formigoni e in Veneto con Zaia; il centrosinistra in Emilia Romagna con Errani, in Toscana con Rossi e in Umbria con la Marini. Grazie all’accordo col partito di Casini, il centrosinistra dovrebbe ottenere la vittoria anche nelle Marche con Spacca e in Basilicata con De Filippo; mentre il centrodestra sarà aiutato dall’Udc a vincere in Calabria con Scopelliti e nel Lazio con la Polverini – forse anche in Campania con Caldoro.
Dovessimo dunque credere ai sondaggi nazionali, le elezioni regionali 2010 si dovrebbero concludere con cinque regioni per il centrodestra e cinque per il centrosinistra. Le restanti tre sono in bilico e preannunciano sfide combattute: in Piemonte Bresso del centrosinistra contro Cota del centrodestra; in Liguria Burlando del centrosinistra contro Biasotti del centrodestra; in Puglia Vendola del centrosinistra contro Palese del centrodestra.
Interessante infine osservare che la nostra regione lombarda rispecchia gli aspetti principali della situazione politica italiana: Pdl e Lega uniti nel raggiungere la vittoria elettorale, e un’opposizione divisa e quindi destinata alla sconfitta. Infatti, contro il quarto mandato di Formigoni ci sarà un’armata Brancaleone: Penati – sostenuto da Pd, Idv, SeL e Verdi; Pezzotta – sostenuto dall’Udc; Agnoletto – sostenuto da Federazione della sinistra; Cappato – sostenuto dalla Lista Bonino-Pannella; Crimi – sostenuto dal Movimento di Beppe Grillo.

Claudio Castelli

domenica 14 febbraio 2010

La civile Italia!



Fonte: http://2.bp.blogspot.com/_DTM6YNIc9sc/S01lmiKMYVI/AAAAAAAAA8E/wC2hZViCYK0/s1600-h/grafico_regione_straniera.jpg

Ecco clamorosi casi di integrazione della civilissima Italia del Nord.

Andrea Cazzato

martedì 9 febbraio 2010

Salvatore Carrozza e un pugno all’ignoranza


Ha soli 25 anni il boxeur napoletano neocampione di pugilato internazionale dei pesi welter che ha conquistato il titolo battendo il promettente brasiliano Labaro Santos.
Questo giovane pugile ha già le idee chiare sul suo futuro, infatti la sua vita si divide tra ring, università e politica, dichiarando queste tre cose come sue personali passioni.
Infatti anche se i duri allenamenti e i match di boxe gli rubano del tempo prezioso, Salvatore Carrozza riesce comunque a frequentare l’università di economia ritenendola una scelta mirata, nel caso che con il mondo del pugilato dovesse andare male avrebbe sempre molti sbocchi lavorativi grazie alle possibilità che garantisce una laurea.
La sua terza passione, come già detto precedentemente, è la politica.
Il giovane napoletano si dichiara Antifascista, appartenente alla sinistra extraparlamentare.
Questa passione nasce dall’insoddisfazione della realtà in cui vive, cioè la mancanza d’istituzioni soprattutto in periferia.
Però se questo brillante boxeur dovesse scegliere una delle tre, quale sceglierebbe?
Salvatore si vede ormai nel mondo della boxe professionista e magari potrebbe usare la sua immagine mediatica per ottenere punti in politica.
Salvatore Carrozza: un pugile che farà strada.

Giada Cimetti (RIP)

Nona Sinfonia in MotoGp: compositore Valentino Rossi



"Nove volte campione del mondo di motociclismo, di nove lettere". Di fronte ad una definizione così,
un appassionato di cruciverba non avrebbe esitazioni: Valentino. Troppo facile! Al contrario del mondiale appena concluso, che per il fuoriclasse di Tavullia è stato tutt'altro che facile. A complicargli la vita, però,
non è stato il campione Casey Stoner, partito alla grande ma poi inabissatosi in problemi di natura psico-fisica, che l'hanno visto disertare la griglia di partenza per ben tre gare, ma il compagno/rivale di squadra Jorge Lorenzo. Alla fine 46 punti separavano lo spagnolo da Valentino, ma in precedenza le cose erano andate ben diversamente. Dopo Assen (Germania), in nove gare disputate il distacco è di soli 14 punti: 176 per l'italiano, 162 per Lorenzo che infilava due zeri consecutivi nelle gare successive, precipitando così a - 50. A Laguna Seca, però, era Rossi a restare all'asciutto e lo spagnolo vinceva riportandosi a - 25 di distacco.
L'ottovolante non era ancora destinato a fermarsi: il vantaggio di Valentino saliva a San Marino (+ 30)
per poi scendere dopo la gara del Portogallo (+ 18), ed impennarsi nuovamente in Australia,
dove Lorenzo gettava di fatto la spugna auto-eliminandosi con una caduta. A Sepang all'italiano bastava un quarto posto, ma la classe non è acqua e, soprattutto, il compagno/rivale necessitava di un’ultima lezione,
così la mitica 46 finiva davanti alla 99 di Lorenzo e Valentino conquistava podio e titolo.

Anna Simone

Daniele Luttazzi – La Guerra Civile Fredda


In Italia la satira pare scomparsa perché non più ammessa in televisione. Fenomeno solo italiano: se non lo condividi, lo censuri. Questo il quadro che ci conduce all’ultimo spettacolo teatrale di Daniele Luttazzi, “La Guerra Civile Fredda”.
Nuovo ma analogo nei temi ai programmi Satyricon e Decameron banditi da Rai Due e La7, La Guerra Civile Fredda, analizzando minuziosamente i cinque basilari elementi della narrazione emotiva (gli ostacoli da superare, le debolezze, il volere a tutti i costi qualcosa, l’unicità ed infine il protagonista e l’antagonista agli antipodi) rapportati ai casi della cronaca più recente, ci rivela come “l’analisi narratologica” riesca ad anticipare e dimostrare certi fatti.
Satira a dir poco feroce in ambito politico: si legge con estrema chiarezza sia l’allarmante successo di Berlusconi sia il fallimento d’una sinistra inefficiente nel prefiggersi modelli nuovi e alternativi. Sesso e morte s’intravedono continuamente. Si fa attendere, invece, la religione, approfondita nella seconda parte dello spettacolo: un continuo di critiche al vetriolo sui controsensi di ogni confessione e sull’immoralità del cattolicesimo.
Secondo Luttazzi lo scandalo della satira non è nei termini indecenti (fastidiosi forse per chi li ascolta) in quanto essi non prendono di mira la persona ma i suoi pregiudizi. I pregiudizi rassicurano. La satira no.
Arte ironica e tagliente che va sempre dritta al punto. E non c’è censura o querela che tenga.
“Una delle funzioni principali della satira è quella di affrontare i problemi scomodi. La satira presume che il pubblico abbia un cervello.” (Michael Moore)

Moncini Chiara

Fight club: sei pronto a batterti?



Tyler: Personaggio storico [con cui ti batteresti]?
Jack: Mi batterei con Gandhi.
Tyler: Ottima risposta!

Ritmo incalzante da videoclip, battute fulminanti e genio visivo per questa pellicola del 1999 di Fincher (già noto per Alien e Seven) tratta dal celebre (secondo) romanzo di Chuck Palahniuk.
Jack/Norton è un piccolo borghese insoddisfatto tormentato dall'insonnia (come De Niro in Taxy Driver, Scorsese 1976). Nel tentativo di guarire frequenterà dei gruppi di autosoccorso per malati terminali et similia, i "tagliati fuori" nella corsa costante dell'essere umano nell'agonismo sfrenato della società contemporanea.
Durante il lavoro incontra Tyler/Pitt, suo alterego vincente che gli farà fondare i Fight Club e sono botte da orbi. Il resto ve lo guardate da voi.
Jack è uno che soffre. Chi è la causa della sofferenza di Jack? Tyler gli farà capire che la società lo opprime, che le "le cose che possiedi alla fine ti possiedono" ed è possibile ribellarsi. E' il proprio senso d'insoddisfazione che lo porta a distruggere i suoi (illusori) averi, che lo farà abitare in una casa fatiscente, che gli farà abbandonare il suo piccolo mondo di prima ( quasi una critica di stampo Buddhista sulla vanità dei beni terreni). Tocca sempre a Tyler resettare la mente di Jack e mettere un po' di ordine nel disordine cosmico. «Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi.» (Nietzsche.)
Nei Fight club vediamo gli uomini che si liberano dall'angoscia dell'esistenza. Cercano la realizzazione tramite lo scontro, nella spinta ad avvicinarsi verso lo spirito dionisiaco e puro dell'essere umano; il tutto senza la benchè minima traccia di spiritualità o “filosofie” New Age ma col buon vecchio metodo: cazzotto e sberla.
Il film offre una visione altamente critica della società corrotta, del consumismo moderno che il protagonista contrasta ergendosi a difensore della stirpe dei migliori uomini.
C'è solo da lottare, contro i nostri demoni, contro la società, contro se stessi, contro tutti: «L'uomo deve essere addestrato solo alla guerra [...]. Tutto il resto è stupidità.» sempre Nietzsche.
Da sottolineare il livello eccelso dei dialoghi, il tutto in un film mozzafiato e dal ritmo sostenuto come Hollywood impone. Nel finale c’è una citazione per gli amanti di Bruce Lee di "l'urlo di Chen" (1972).
Accolto tiepidamente della critica ma grande successo in homevideo, tanto da guadagnarsi, 10 anni dopo, il termine "cult".

Giuliano Frontini

Elton John



Elton John nasce in Inghilterra nel 1947 col nome di Reginald Kenneth Dwight. Ha un approccio precoce con la musica e comincia a suonare il pianoforte all'età di tre anni.
Già convinto di intraprendere la carriera musicale, frequenta il conservatorio e all'età di 15 anni inizia ad esibirsi per un piccolo locale. Nel 1967 incontra Bernie Taupin il paroliere con cui scrive i suoi più grandi successi come “Your song”,“Rocket man” e “Candle in the wind.” Il primo cd è “Empty sky” uscito nel 1969 con poco successo, l'album che lo portò al vertice delle classifiche è invece “Elton john”.Nel 1987 subisce un' operazione alle corde vocali che gli cambia il timbro vocale senza però influire molto sulla carriera . Il suo periodo di massimo successo sono gli anni settanta in cui ha scritto “Candle in the wind” dedicata prima a Marilyn Monroe e poi a Lady Diana col nome di “England Rose”. Elton ha collaborato anche col film Disney “Il re leone” componendo la colonna sonora e vincendo un premio Oscar per “Can you feel the love tonight”.
Fonda nel 1992 una delle principali organizzazioni no profit al mondo contro l'aids, la EJAF(Elton john aids foundation). Ha inoltre ricevuto dalla regina di Inghilterra il titolo di
Cavaliere Comandante dell'Eccellentissimo Ordine dell'Impero Britannico per i servigi resi alla musica e alla beneficenza. In tutto ha inciso 46 dischi, suonato in oltre 2600 concerti e si è esibito in tutti i 50 stati dell'unione.

Viviana Leupin (RIP)

Il capro espiatorio: una figura del nuovo millennio raccontata da Pennac


Chi non si è mai sentito nella propria vita il reo senza colpe quando succede qualcosa? Quello sul quale cadevano gli occhi per primo? Quello che si prendeva i primissimi rimbrotti, senza ci fosse minima indagine sull’accaduto? Dalle mie parti, un volgare detto popolare riconosce nell’ortolano, quale sfortunato portatore della maldicenza e appunto capro espiatorio di ogni assurdo avvenimento, questo infausto ruolo.
La figura del capro è molto affascinante. E’ lo stesso Pennac a descrivercela ne “Il Paradiso degli Orchi” e negli altri libri della serie di Belleville (dal nome del quartiere dove risiede la famiglia Malaussene). Il nostro protagonista, Benjamin, il capofamiglia, è il soggetto che meglio incarna tutte le caratteristiche del capro, fino al punto di ricoprire anche “lavorativamente” tale ruolo. La sfortuna/fortuna di questo personaggio sarà il filo conduttore dell’intera serie. Alla fine della prima avventura, il personaggio sembra essersi liberato di questa infamia. Il passaggio di lavoro dai Grandi Magazzini alla Casa Editrice del Taglione, però, non coincide con la sua fortuna di essere “naturalmente” capro espiatorio.
"Lei ha un vizio raro, Malaussène: compatisce"
Benjamin ha dalla sua una famiglia sgangherata e stravagante che lo aiuterà, lo amerà e gli sarà sempre vicino, nei momenti più bui e difficili.
La fortuna del ciclo sta anche nelle figure che circondano la famiglia Malaussene e che rendono le storie ancora più avvincenti e più “strampalate”: la Regina Zabo, a capo delle Edizioni del Taglione, Stojil, Theo, Rabdomant e il cane Julius.
Ma perché fare un pezzo sul capro espiatorio, mi chiederete. Penso, personalmente, che la figura del capro espiatorio sia quanto mai attuale. Pensate ai cosiddetti “prestanome” delle aziende, agli operatori dei call-center, ai commessi dell’ufficio reclami. Il capro espiatorio è più che mai utile. E’un toccasana per noi che possiamo sfogare la nostra rabbia e il nostro nervosismo. E’ vitale per le aziende e per i loro dirigenti, che nascondono la loro inadeguatezza, facendosi scudo con i “capri espiatori”.
Quindi, quando ci arrabbiamo col commesso, quando urliamo all’operatore di call-center, ricordiamoci sempre che lui è solo un povero capro espiatorio. Mettiamoci nei loro panni: ci piacerebbe essere trattati così male per colpe che non sono le nostre? Se sì, vi consiglio di aprire un’attività di ortofrutta.

Andrea Cazzato

Caravaggio VS Warhol




1597, Caravaggio dipingeva il Canestro di frutta (l’immagine emblematica che ci riporta alle care e vecchie 100 mila lire!).
1957, Andy Warhol esponeva due barattoli di zuppa Campbell’s vuoti e le scatole del detersivo Brillo a New York.

Ma perché non trovare dei punti di incontro? Impossibile? Assolutamente no.
Entrambi ebbero una vita turbolenta, a soli 20 anni Caravaggio viene accusato di omicidio. Uomo dal carattere spigoloso e irascibile. Warhol, dal canto suo non era certo un santo. Dichiaratamente omosessuale, il nostro Andy non si faceva mancare nulla nemmeno sotto quel profilo. Mentre Michelangelo Merisi (detto appunto Caravaggio) si diceva che dipingeva i suoi fanciulli scegliendoli accuratamente dai bordelli che amava frequentare.
Sotto il profilo artistico sono due menti geniali, l’obiezione che mi si potrebbe porre dopo un’affermazione del genere è forse che ciò che ha fatto Caravaggio è quasi impossibile da emulare mentre nel caso di Warhol, chi non sarebbe capace di svuotare una confezione di zuppa, conservarla e metterla in mostra?
Bene, la difficoltà di Warhol stava nel periodo storico e nel momento culturale in cui lui ha presentato questi lavori. Il clima di cambiamento culturale e la rivoluzione che ha apportato all’arte sono stati epocali, così come incredibile è stato il successo di Caravaggio nel ‘500. Fu un’icona per tutti i giovani pittori di quel tempo. Così come lo fu Warhol negli anni ’50.
La mia voleva essere una provocazione e un invito a riflettere che l’arte, tutta, ha il suo tempo. Quello che circola in questo periodo non è altro che lo specchio della società in cui viviamo. Le nostre città, i nostri politici, la nostra arte siamo noi a creare tutto questo.

Anita Ballabio

Land Art



Christo , De Maria, l’universo.
Potrebbe essere l’inizio di un salmo della Bibbia e visto che non da molto è passato Natale ci sta anche, invece parliamo di Land art. O Earth art. O Side specific art. C’è chi prende una tavolozza e una tela e si sente Giotto e c’è chi costruisce una spirale che si vede anche dal satellite o impacchetta il Reichstag e il Duomo di Milano o disegna una striscia di gesso lunga un miglio nel deserto del Nevada e si fa filmare mentre lo percorre:unico documento di quella performance. Perché poi quando c’è vento il gesso vola via. E non si può tenere impacchettata la sede del parlamento tedesco a vita.
La Land art è così. Dura il tempo che deve durare,per essere vista,per stupire,per farsi ammirare. Poi scompare,fagocitata dal tempo dalla velocità con cui si succedono gli eventi.
La Land art è un monito alla contemporaneità pur essendo vetusta (nasce negli anni 60 nel centro-ovest America),perché ci ricorda che non ci si può fermare e che nulla è per sempre.
Un pensiero che paradossalmente non nasce oggi,ma più di cinquant’anni fa. Con lo sbarco sulla luna l’uomo inizia ad avere una percezione diversa di sé e del mondo e comprende di vivere in una grande comunità (quello che poi sarà il famoso “villaggio globale” Mcluhaniano) che ha un impatto sulla natura e sulla Terra, sulla sua armonica vitalità, per i ritmi e per l’ordine che la caratterizzano.
Da qui una sensibilità diversa e un nuovo modo di concepire l’arte,come qualcosa di rarefatto e di temporaneo,che strizza l’occhio al minimal e all’action painting ma su macroscala. L’unica pecca è aver relegato questa forma d’arte a nicchia e non averle dato il giusto peso in quanto molto attuale.
L’idea non è quella di sconvolgere la natura,bensì di unirsi armonicamente ad essa e il significato profondo non sta tanto nell’opera d’arte in sé ma nel pensiero che la genera e nel senso che le si dà.

Deniz Santoro

Il consultorio di Olgiate Comasco



(Via Roma N° 61,tel. 031-999471)


Cos’è un consultorio? Cosa offre al proprio paziente?
Il consultorio di Olgiate Comasco,ed in generale qualsiasi consultorio, è un servizio di prevenzione che provvede a concedere accoglienza,sicurezza e benessere alle persone. E’ un luogo disponibile per tutti coloro che hanno problemi , siano essi famigliari,di coppia o individuali.
I problemi affrontati dal personale del consultorio sono vari. Ci si può rivolgere per avere aiuto o semplicemente delle spiegazioni su tutto ciò che riguarda la sessualità (contraccezione, gravidanza,nascita del bambino,aborto volontario,menopausa) oppure per ciò che concerne il disagio psicologico dell’individuo ,i problemi adolescenziali e giovanili. Ha come principale obiettivo quello di mantenere il paziente a proprio agio,infatti,ci si può recare in coppia o addirittura in gruppo per sentirsi sicuri e rilassati. Esso,inoltre,tende a mantenere il massimo anonimato e la discrezione necessaria ad ogni individuo,affinché qualsiasi dato personale rimanga privato,cosicché il paziente abbia la massima agevolezza e tranquillità nel confidarsi e sottoporsi alla cura. Nel momento in cui la cura ha inizio,si è seguiti da un gruppo che provvederà a prestare ascolto,attenzioni e che sarà disponibile a conferire qualsiasi tipo di informazione. Questo gruppo è di solito composto da persone esperte come ginecologi ed infermiere professionali,ostetriche,assistenti sociali e psicologi. Ciò che rende questo luogo pubblico così frequentato è la gratuità di numerosi servizi che aiutano a risolvere disagi,dubbi e incertezze anche in caso di problemi economici. Il consultorio cerca di prevenire qualsiasi gravidanza giovanile non protetta causata soprattutto da giovani sessualmente attivi spesso prima del dovuto e inesperti nel campo, risolve problemi relativi alle gravidanze di ogni genere (vi sono anche corsi di preparazione al parto),aiuta coppie e famiglie a capirsi e a convivere in serenità e cura problemi psicologici che possono essere conseguenze di violenze,maltrattamenti o altri motivi vari e comunque validi.

Sagia Hammoud

La scuola di italiano per stranieri che ci insegna la solidarietà




Quella della scuola di italiano per stranieri di Malnate è un'esperienza di solidarietà che dura da cinque anni. Il progetto è nato nel 2005, ideato da 3 associazioni locali, LEGAMBIENTE, ACLI- COLF e L'ALTRA CITTA', e sostenuto dal lavoro di una decina di volontari, che insegnano italiano a circa cinquanta stranieri.
Le lezioni si tengono due volte a settimana, da Ottobre a Giugno, nei locali messi a disposizione da COOP Malnate.
Ma chi siede dietro i banchi?
Molti studenti provengono dall'Est-Europa, come le numerose donne che hanno lasciato da un lasso più o meno breve di tempo l'Ucraina, e che sono occupate qui come badanti. Tanti sono i volti incontrati in 5 anni, tante le loro storie, tutte affini. Il lavoro italiano non rende quasi mai giustizia al proprio titolo di studio, o in generale alla propria preparazione. Non sono pochi i migranti che da medico o ingegnere abbracciano nelle nostre zone i mestieri più umili. Questioni secondarie, quando si tratta di mandare soldi ai propri figli, che magari resteranno nel loro paese solo una manciata di anni, prima di tentare anch'essi un avvenire lontano, forse in Italia.
Non è questa l'unica difficoltà. Capita di sentire, nelle loro storie già abbastanza disperate, i racconti di violenze subite qui, nella civilissima Italia, all'ombra della loro condizione nascosta. Quando non si è ancora regolari- e il percorso verso la regolarizzazione non è tra i più semplici- è impossibile denunciare, si sopportano umiliazioni e a volte vere e proprie violenze, pur di mantenere quel lavoro e dare un senso ai sacrifici fino a quel momento vissuti.
L'universo degli studenti di questa scuola è ricco di varietà, in genere, nazionalità, età,condizioni di partenza. Li accomuna ora la voglia di imparare l'italiano, consapevoli dell'importanza della lingua, come primo strumento per vivere la quotidianità in un nuovo paese.
Non solo dietro ai banchi ma anche in momenti di svago, quale la festa in occasione del Natale, si vive la condivisione di esperienze e tradizioni. Magari, perché no, concretizzata all'occasione nel piatto tipico del proprio paese d'origine, che sappia condensare e “raccontare” i sapori e gli odori della propria terra.
In questi anni si è speculato sul destino dei nostri nuovi concittadini per un'eterna rincorsa al voto. Ma politica non è solo quella dei partiti, è anche quella che su scala locale -ma in un'ottica più grande- scelgono di fare i volontari a Malnate, decidendo di superare la dialettica del “noi-loro”, e di andare anche oltre la carità. Provando, insomma, a vivere un po' di solidarietà.

Manuela Marcarelli

…e fuori dal Parlamento?



Nella lingua italiana “ opporsi” significa mettersi contro, dimostrarsi contrario a un’idea ; molto
spesso anche essere di contrasto o di ostacolo a qualcuno o a qualcosa. Opposizione significa quindi svolgere l’azione con cui ci si oppone a qualcuno o qualcosa; compiere l’atto di opporsi.
In ambito politico l’opposizione è l’azione di contrasto, svolta dal raggruppamento dalle forze che non fanno parte della maggioranza e che sostengono idee contrarie a quelle del governo. Il termine viene usato in ambito politico per indicare le forze che non esercitano il potere esecutivo, ma che alle decisioni di queste generalmente si oppongono. L'opposizione indica, dunque, l'insieme di chi esprime una opinione condivisa solo da una parte minoritaria.
Delle opposizioni extraparlamentari fanno parte, infatti, quei partiti che non sono presenti
all’interno del parlamento ma che a esso si oppongono in tutte,o quasi,le sue scelte governative.
Ci sono diversi strumenti per “fare” opposizione e per guadagnarsi il consenso dei cittadini.
Tra questi i più conosciuti e utilizzati sono: il referendum, che è uno strumento di democrazia diretta attraverso il quale i cittadini vengono consultati direttamente su temi specifici, e l’iniziativa popolare,mediante la quale i cittadini possono,dopo aver raccolto un minimo di 50.000 firme, presentare a un ente amministrativo (o al Parlamento) un progetto di legge che verrà poi discusso. Nella politica italiana, le opposizioni extraparlamentari più conosciute sono a sinistra Rifondazione e Comunisti Italiani (Federazione della Sinistra Alternativa), mentre a destra la Destra di Storace. Altre opposizioni extraparlamentari, comunque importanti, sono Forza Nuova(destra) e Sinistra e libertà(sinistra).

Chiara Hammoud

Verso una legislatura costituente?



A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, i Paesi europei si trovano di fronte a giovani cresciuti senza dittature e in un’Europa unita, senza frontiere. Nel Parlamento italiano però non vi sono ancora valori condivisi tra i due schieramenti. Il Popolo della Libertà ha un’alleanza solida con la Lega Nord, e il legame tra Berlusconi e Bossi lo conferma. Il Presidente del Consiglio si dice «pronto al dialogo col Partito Democratico se si aprirà una fase di rispetto verso l’avversario». Tra le righe si legge quindi una chiusura all’Italia dei Valori, considerata non dialogante. Rispetto all’Unione di Centro, Berlusconi ricorda «l’alleanza nel Partito del Popolo europeo, che lega partiti liberali e democratici posizionati – in tutti gli altri Paesi d’Europa – nel centrodestra. Quindi sono fiducioso in una futura alleanza con Casini». Il Presidente dell’Udc conferma la sintonia con i popolari, e spiega che «la distanza dal governo è causata dal populismo di Berlusconi. Dal Partito Democratico di Bersani la lontananza è invece dovuta a questioni etiche. Inoltre questo bipolarismo è da bocciare, perché ha consegnato a Bossi da un lato e a Di Pietro dall’altro le chiavi della politica italiana». Sulle riforme costituzionali è disponibile a discutere, in attesa di «rendere protagonista un centro – già determinante alle elezioni amministrative e regionali – nel dopo-Berlusconi». Anche Bersani è disponibile per le riforme, «a partire dalla legge elettorale. E pretendo un rapporto civile con Berlusconi, che però deve smettere di ammutolire il Parlamento». Il progetto del leader del Pd è ricreare l’Ulivo, alleando il Pd non a Rifondazione Comunista ma a Sinistra e Libertà, ai Verdi e ai socialisti. Il difficile per Bersani è coniugare una parte del Pd, che invita a dialogare anche sulla riforma della giustizia, e Di Pietro che incalza su posizioni giustizialiste e anti-berlusconiane. L’appello delle istituzioni – in primis del Presidente della Repubblica Napolitano – è univoco: la politica può agire se i partiti cominciano a dialogare tra loro. Da qui la riflessione di Fini: «All’interno del Parlamento la strada del confronto è un dovere. La nostra passione politica non deve affermare solo un’identità, ma anche rispondere insieme ai problemi globali. Va seguita la strada del ragionamento, e non della propaganda. Se il tema delle riforme sarà ripreso insieme, e se saranno varate da un’ampia maggioranza parlamentare, avrà vinto la democrazia, e il risultato sarà avere leggi più giuste, e una politica capace di guardare al domani». E’ un appello questo che è anche degli italiani: è a noi che la politica deve dare conto, e lo può fare solo dialogando in Parlamento, per avviare una legislatura costituente. Spesso per andare avanti bisogna guardare indietro: guardiamo dunque all’esempio di De Gasperi e Togliatti.

Claudio Castelli

Attività neuronali al Magic Bus



Olè! Siamo partiti col progetto “Il neurone” (il nome l’han scelto i partecipanti al corso, quindi se il nome della testata non vi piace prendetevela con loro). E’stata dura, come lo è stato tutto il progetto Magic Bus.
Siccome è la trecentoottantaseiesima volta che vi parlo del progetto Retica e quindi vi parlo di Magic Bus e di chi vi collabora, affiderò alle parole della tutor Valentina Bernasconi la spiegazione. Quindi copio e incollo quanto ha dichiarato lei in un pezzo per il giornale di Olgiate:
“L'apertura di questo centro si inserisce all'interno del progetto RE.T.I.C.A, Rete Territoriale per l’Innovazione della Creatività Applicata, co-finanziato da Regione Lombardia nell’ambito delle politiche giovanili. Scopo del progetto è avvicinare i giovani alle bellezze artistiche e culturali, permettendo alla loro immaginazione di svilupparsi e di applicarsi alle risorse del territorio. RE.T.I.C.A si compone di una gamma di attività molto articolate, che vanno da incontri di orientamento alla creazione di una serie di eventi espositivi e che si strutturano su tutto il territorio regionale. Magic Bus è uno degli otto spazi creatività aperti in quattro provincie lombarde (Bergamo, Como, Pavia, Varese), luoghi polivalenti in cui i giovani si possono ritrovare e riconoscere”.
Mi sembra più interessante invece spiegare la nascita del Neurone. La testata è inserita come percorso all’interno del corso di Giornalismo, tenuto dal sottoscritto.
E’stata per me una fortuna avere un gruppo di ragazzi così “variegati”, sia dal punto di vista degli interessi che dal punto di vista anagrafico.
Come potrete notare il blog è diviso in settori di interesse: Politica, Senso Civico, Arte, Sport, Cinema e Spettacolo, Musica e Libri. Ognuno di questi è composto da una micro-redazione di due ragazzi di età diverse.
Da “prof” sono molto contento del primo lavoro che i miei “discenti” han fatto, sperando che anche i nostri lettori possano pensare, attivare il neurone, quello che di solito pensiamo sia spento, ma in realtà è solo a riposo per la troppa sete di vita e conoscenza. E abbeveratevi!!!

Andrea Cazzato