
Questo mese ho l’onore di poter recensire uno dei più bei film mai stati fatti nella storia del cinema. Il film in questione è “Quarto potere” diretto dal regista Orson Welles (1941). Il “Vietato l’ingresso” all’inizio del film lo vediamo appeso alla recinzione della dimora del grande magnate della stampa Charles Foster Kane, da cui il film prende liberamente spunto. Influenzato dal grande maestro David Griffith (regista nel 1915 de “La nascita di una nazione”), Welles rinnova completamente il cinema: inquadrature a fuoco sia in primo piano che sullo sfondo, continui salti avanti e indietro nel tempo, il distorcere le immagini ottenendo così significati simbolici. Con Orson Welles dimentichiamoci pure del vecchio cinema, con lui è tutta un’altra storia. È la nascita del cinema moderno, questa che vediamo: lo sguardo di noi spettatori è lo stesso del regista e della cinepresa. Il film è da paragonare ad un grosso puzzle, dove ci vengono mostrati vari frammenti della vita di Kane, raccontati e visti con gli occhi dei vari personaggi che hanno influenzato la vita del magnate. Chi era Charles Foster Kane? È solo all’inizio del film che possiamo vederlo in maniera diretta: per tutto il resto del lungometraggio, grazie anche alla superba recitazione dello stesso Welles, Kane è un ribelle, un marito poco amorevole, un megalomane, un direttore straordinario, un padrone fuori di testa. Welles ha saputo demolire completamente il suo personaggio per poi riattaccarne i pezzi poco per volta. Il compito più arduo per noi è capirne il senso: nessun protagonista che emerge più degli altri, non c’è un lieto fine, una parola pronunciata e mai più ripresa all’inizio del film… né noi né i vari narratori sanno nulla e capiscono nulla. Una cosa si riesce a vedere: l’incredibile somiglianza tra Kane e gli Stati Uniti d’America, nati in gloria entrambi e finiti in rovina. Critica aspra quella di Welles, amareggiato forse lui stesso alla vista del naufragare del Sogno Americano. Non americano ma ardente il sogno del direttore del giornale di scavare nella vita del magnate: da uomo ricco e con un enorme potere ad uomo che muore solo. È quasi il destino dell’uomo stesso. Una pellicola così complessa che non bastano poche righe ad analizzare l’indagine psicologica degli aspetti più intimi della personalità di un uomo, attraverso le testimonianze di coloro che lo conobbero. Un film che consiglio ASSOLUTAMENTE di vedere. Un film che è stato premiato come miglior film della storia del cinema. Un Orson Welles che a soli 26 anni aveva capito come girava il mondo della politica e della stampa in America. E come Kane vi lascio con una sola parola: “Rosabella”.
Chiara Moncini
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