martedì 9 febbraio 2010

Verso una legislatura costituente?



A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, i Paesi europei si trovano di fronte a giovani cresciuti senza dittature e in un’Europa unita, senza frontiere. Nel Parlamento italiano però non vi sono ancora valori condivisi tra i due schieramenti. Il Popolo della Libertà ha un’alleanza solida con la Lega Nord, e il legame tra Berlusconi e Bossi lo conferma. Il Presidente del Consiglio si dice «pronto al dialogo col Partito Democratico se si aprirà una fase di rispetto verso l’avversario». Tra le righe si legge quindi una chiusura all’Italia dei Valori, considerata non dialogante. Rispetto all’Unione di Centro, Berlusconi ricorda «l’alleanza nel Partito del Popolo europeo, che lega partiti liberali e democratici posizionati – in tutti gli altri Paesi d’Europa – nel centrodestra. Quindi sono fiducioso in una futura alleanza con Casini». Il Presidente dell’Udc conferma la sintonia con i popolari, e spiega che «la distanza dal governo è causata dal populismo di Berlusconi. Dal Partito Democratico di Bersani la lontananza è invece dovuta a questioni etiche. Inoltre questo bipolarismo è da bocciare, perché ha consegnato a Bossi da un lato e a Di Pietro dall’altro le chiavi della politica italiana». Sulle riforme costituzionali è disponibile a discutere, in attesa di «rendere protagonista un centro – già determinante alle elezioni amministrative e regionali – nel dopo-Berlusconi». Anche Bersani è disponibile per le riforme, «a partire dalla legge elettorale. E pretendo un rapporto civile con Berlusconi, che però deve smettere di ammutolire il Parlamento». Il progetto del leader del Pd è ricreare l’Ulivo, alleando il Pd non a Rifondazione Comunista ma a Sinistra e Libertà, ai Verdi e ai socialisti. Il difficile per Bersani è coniugare una parte del Pd, che invita a dialogare anche sulla riforma della giustizia, e Di Pietro che incalza su posizioni giustizialiste e anti-berlusconiane. L’appello delle istituzioni – in primis del Presidente della Repubblica Napolitano – è univoco: la politica può agire se i partiti cominciano a dialogare tra loro. Da qui la riflessione di Fini: «All’interno del Parlamento la strada del confronto è un dovere. La nostra passione politica non deve affermare solo un’identità, ma anche rispondere insieme ai problemi globali. Va seguita la strada del ragionamento, e non della propaganda. Se il tema delle riforme sarà ripreso insieme, e se saranno varate da un’ampia maggioranza parlamentare, avrà vinto la democrazia, e il risultato sarà avere leggi più giuste, e una politica capace di guardare al domani». E’ un appello questo che è anche degli italiani: è a noi che la politica deve dare conto, e lo può fare solo dialogando in Parlamento, per avviare una legislatura costituente. Spesso per andare avanti bisogna guardare indietro: guardiamo dunque all’esempio di De Gasperi e Togliatti.

Claudio Castelli

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