lunedì 17 maggio 2010

Onda verde. Perchè vince la Lega Nord



Nelle ultime elezioni regionali l’affermazione più netta è stata della Lega Nord, che ha raddoppiato i consensi rispetto alle regionali del 2005. E’ anche grazie alla Lega che oggi il centrodestra governa 42 milioni di italiani. E’ un’Italia a trazione locale, rivoluzionata, che si tinge di verde. L’asse Torino-Milano-Venezia ha il 40 per cento del Pil. La geografia politica dell’Italia è cambiata. Nel Nord, Bossi ha sconfitto e ha fatto sparire la sinistra. Ecco in sintesi i dati del Carroccio nelle regioni del centro-nord: Piemonte 15,1%; Lombardia 26,7%; Veneto 36,3%; Liguria 10,5%; Emilia Romagna 13,6%; Toscana 6,7%; Umbria 4,5%; Marche 6,9%.
In Veneto ha trionfato il ministro Zaia, primo governatore leghista di una regione che ha quasi 5 milioni di abitanti e il 10 per cento di Pil. Qui la Lega è il primo partito. Qui l’onda leghista si fa tsunami: il Carroccio guida la coalizione oltre la soglia del 60 per cento, doppiando il centrosinistra di Bortolussi. La Lega in Veneto è come la Dc dei vecchi tempi.
Il capolavoro della Lega è però la vittoria in Piemonte, che vanta 4,5 milioni di abitanti e l’8 per cento del Pil. Quella di Cota è stata una vittoria storica e al fotofinish: ha battuto la Bresso per 10mila voti.
In Lombardia la Lega si è avvicinata, per numero di suffragi, al Pdl – solo cinque punti percentuali di differenza. Già sono partiti i primi vertici sulla nuova giunta. La Lega è interessata ad Attività Produttive, Lavoro e Pmi. Cadono le province “rosse”: a Cremona, Mantova e Lodi la Lega supera il 20 per cento. Nelle altre province supera il 30 per cento, a Sondrio supera il 40 per cento. Ora il vicepresidente “in pectore” della regione lombarda è il leghista Andrea Gibelli.
Quali sono i motivi di una tale ondata verde?
La Lega ha saputo rottamare consolidate tradizioni e mandato all’aria antichi sistemi di potere. E’ la voglia di nuovo, la fine della classe dirigente uscente.
Poi vi è la voglia riformatrice: per Bossi la sinistra perde perché non vuole fare le riforme.
Infine vi è l’astensionismo: otto punti in meno rispetto alle regionali del 2005. Tradizionalmente ciò ha sempre aiutato la sinistra e punito i moderati. Stavolta è stata punita la sinistra (specie Pd e comunisti). Questo astensionismo ha una doppia ragione: meteorologica e politica. Il bel tempo ha convinto molti ad andarsene in vacanza. La motivazione politica è che non ha fatto bene la vicenda delle liste: la gente pensa che i politici di destra e sinistra fanno quello che vogliono e si disamorano della politica. I leghisti non si sono astenuti perché non sono vacanzieri, e perché la Lega non è di destra né di sinistra.
Esaminiamo il Piemonte. Qui perde un centrosinistra diviso e acciaccato, guidato dalla governatrice uscente Bresso. La spallata alla Bresso l’hanno data le critiche documentate che Cota ha mosso alla giunta uscente. In particolare la divergenza di vedute sulla Sanità. Cota e il Pdl hanno contestato alla Bresso il buco dei conti pubblici del settore, lievitati di 2,1 miliardi di euro in cinque anni. Cota vuole una Sanità più privata, opposta al modello pubblico che stava a cuore alla presidente. Il motore della Bresso si è fermato anche a causa delle sue posizioni su aborto, coppie gay ed eutanasia (già nel 2005 sperimentò la pillola abortiva Ru486 all’Ospedale Sant’Anna di Torino).
Esaminiamo ora il Veneto. Qui Zaia, come Cota, ha premuto sul federalismo, visto da Zaia come autonomia negoziata con lo Stato centrale, come in Catalogna o in Baviera. Zaia lamenta il fatto che il Veneto tassa i suoi cittadini ottenendo fino a 12 miliardi di euro, che vanno perlopiù nelle casse di Roma. Per Zaia bisogna dunque cambiare rotta, e i veneti sono con lui.
Esaminiamo infine la nostra regione, la Lombardia. Anche qui la Lega ha avuto successo perché punta a una rapida attuazione del federalismo, di alleggerimento del peso burocratico e fiscale, di maggior attenzione per il mondo delle piccole imprese, di più rapido sviluppo delle infrastrutture, di severo governo dell’immigrazione. In sintesi di maggior attenzione per i problemi della Regione.
Il vero motivo, però, di questa onda verde, è che la Lega Nord è l’unico partito – il più vecchio d’Italia, entrò in Parlamento nel 1987 – che ogni giorno va in mezzo alla gente del centro-nord, ascolta bisogni e proposte dei lavoratori e dei pensionati, li fa propri nel programma elettorale, e poi li attua preferendo la sostanza alla tattica politica.

Claudio Castelli

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