
«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso» , così commentava Saviano al tg3 la rivolta scoppiata lo scorso Gennaio a Rosarno. Il pomeriggio del 7 Gennaio degli sconosciuti hanno sparato diversi colpi su 3 immigrati di ritorno dai campi. La reazione non si è fatta attendere, e dalla sera stessa sono iniziati gli scontri violenti tra lavoratori stranieri e forze dell'ordine. Con l'incrementarsi della protesta e gli attacchi a negozi e automobili, la risposta dei rosarnesi si è fatta violenta, con la creazione di ronde contro gli africani.
Fatti del genere si sono prestati facilmente a banali manipolazioni e semplificazioni, e così Maroni non ha perso l'occasione per puntare il dito contro il “lassismo” delle politiche migratorie, senza contare il fatto che queste corrispondono da qualche anno alla legge Bossi-Fini, che è figlia della sua stessa corrente politica. Non ci si è chiesto il perché di quelle proteste, quali siano le condizioni che hanno condotto a questo risultato. Quando lo si è fatto ci si è limitati a vederlo come il frutto del poco rigore della legge contro il reato di clandestinità, e dei conseguenti effetti negativi.
Ma cerchiamo di capire la situazione. Prima di tutto chi sono i protagonisti delle rivolte di Rosarno? Non tutti sono privi del permesso di soggiorno, come ad esempio uno dei ragazzi feriti nell'attentato che scatenò la rivolta. Altri hanno il permesso di soggiorno ma rischiano di perderlo, in virtù della Bossi- Fini, magari dopo aver perso un lavoro in un'azienda del Nord. Alcuni infine sono richiedenti asilo a cui è stato opposto un rifiuto.
Facciamo un passo indietro nel tempo, già nel dicembre 2008 accadde nel rosarnese qualcosa di molto simile, e a seguito del grave ferimento di un ventunenne ivoriano in un attentato da parte di uno sconosciuto che sparò su alcuni immigrati che vivevano in una fabbrica fatiscente, ci fu una risposta ferma ma pacifica. In quest'occasione gli immigrati si ribellarono alla mafia collaborando con la giustizia, facendo arrestare alcuni dei responsabili delle loro condizioni.
Ma se si vuole parlare di responsabilità, ci si può forse fermare agli aguzzini dei lavoratori di Rosarno?
Vogliamo forse chiudere gli occhi sulle responsabilità dei Ministri dell'Interno, del Lavoro, delle Attività produttive, e dell'Agricoltura? Non sanno forse in che condizioni queste persone si trovano a lavorare?
Il comune di Rosarno fu sciolto tempo fa per infiltrazioni mafiose ed è ora amministrato da un commissario prefettizio. Da circa 40 anni dilaga incontrollato il potere della 'ndrangheta, e i lavoratori stranieri sono in balia di queste organizzazioni criminali da una ventina d'anni a questa parte. I caporali che dispongono del lavoro di queste persone fanno riferimento alla mafia locale, e c'è solo da chiedersi a chi andrà il potere politico una volta che nel comune si tornerà ad elezioni. Luoghi privi della presenza dello Stato, luoghi di cui lo Stato si dimentica fino al momento in cui scoppia un problema troppo grande per poterlo nascondere, e troppo ghiotto per non essere strumentalizzato.
Politici che cercano consenso sulla pelle di queste persone, che in vorrebbero solo un lavoro onesto, e che rischiano di essere visti come i soliti “negri”.
Al Nord la situazione è un'altra, per gli immigrati l'accoglienza è più decente rispetto a quella che viene loro riservata nel meridione, ma a fronte di ciò viene comunque dato il voto alla Lega, nonostante ci si renda perfettamente conto di quanto la presenza degli immigrati qui sia vitale per l'economia delle piccole imprese.
Allora oltre a chiedere a politici come Maroni come si possa ridurre il problema a una questione di mera tolleranza che andrebbe diminuita, bisognerebbe pretendere una risposta anche a un altro quesito. Se vogliamo che i clandestini se ne vadano, bisogna trovare italiani disposti a sostituirli. Siamo sicuri di poterlo fare senza creare problemi enormi alla nostra stessa economia?
Se invece vogliamo che si regolarizzino, come è possibile appoggiare questo processo, con la legge sull'immigrazione che grazie al suo partito ci ritroviamo?
E invece una domanda mi permetterei di rivolgerla a tutti quelli che distrattamente hanno guardato in quei giorni i telegiornali, e senza troppi indugi hanno digerito le versioni semplificate dei vari tg1. Ci si è mai chiesti da che razza di inferno debbano scappare queste persone, per arrivare ad accettare l'inferno di Rosarno? Vivere raccogliendo agrumi e pomodori fino al successivo periodo di disoccupazione, quello che viene dopo ogni raccolta. Vivere in condizioni al di sotto del limite della dignità umana. Questo è ciò a cui gli immigrati di Rosarno- e non solo- sono sottoposti. Questo è il motivo per cui è scoppiato l'inferno, quello che ha spinto Saviano a dire che solo gli immigrati, ormai, pensano a salvaguardare i loro diritti. Per loro “diritto” non è una parola scontata, non è priva di senso. E' qualcosa per cui ancora bisogna lottare. Ma se anche noi ci sentiamo al di sopra di queste necessità, tanto da vivere con indifferenza questi problemi, perdiamo la nostra dignità di cittadini.
Manuela Marcarelli